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IA: la nuova legge italiana è sufficiente?

Analizziamo le implicazioni della recente legge quadro sull'intelligenza artificiale approvata in Italia, evidenziando criticità, opportunità e possibili sviluppi futuri per un utilizzo responsabile ed etico della tecnologia.
  • La legge è stata approvata dal Senato il 17 settembre 2025.
  • Governance IA: controllo ad agenzie governative invece di autorità indipendente.
  • Articolo 13: IA nelle professioni limitata a funzioni di supporto.

## Un’Analisi Approfondita

Il panorama legislativo italiano ha recentemente visto l’introduzione di una legge quadro sull’intelligenza artificiale (IA), un passo significativo che mira a regolamentare e indirizzare lo sviluppo e l’impiego di questa tecnologia in rapida evoluzione. Approvata dal Senato il 17 settembre 2025, questa legge rappresenta il primo tentativo organico a livello nazionale di affrontare le sfide e le opportunità presentate dall’IA. Tuttavia, la sua efficacia e completezza sono state oggetto di dibattito, con alcune voci che sollevano preoccupazioni riguardo a potenziali lacune e squilibri.

La legge si propone di stabilire un utilizzo “corretto, trasparente e responsabile” dell’IA, ponendo l’accento su una dimensione antropocentrica. Questo approccio mira a bilanciare l’innovazione tecnologica con la tutela dei diritti fondamentali e la fiducia dei cittadini. In linea con il Regolamento UE 2024/1689 (AI Act), la legge italiana si concentra sulla vigilanza dei rischi economici e sociali, nonché sull’impatto dell’IA sui diritti fondamentali.

## Criticità e Preoccupazioni Sollevate

Nonostante le ambizioni dichiarate, la legge italiana sull’IA è stata criticata per diversi aspetti. Una delle principali preoccupazioni riguarda la governance dell’IA, con l’assegnazione delle funzioni di controllo e supervisione ad agenzie governative (AGID e ACN) anziché a un’autorità indipendente. Questo approccio solleva il timore di indebite influenze politiche sui finanziamenti e sugli indirizzi strategici in materia di IA, compromettendo potenzialmente la fiducia dei cittadini.

Un’altra critica riguarda la mancanza di un meccanismo di ricorso effettivo per garantire il “diritto alla spiegazione”. La legge non prevede uno strumento alternativo al giudice che consenta alle persone di ottenere chiarimenti sulle decisioni automatizzate che potrebbero violare i loro diritti umani. *Questo difetto compromette le garanzie di protezione previste dalla normativa europea, svantaggiando i cittadini e le organizzazioni che si dedicano alla tutela dei diritti umani.

Inoltre, la legge non affronta in modo esplicito l’utilizzo dell’IA a scopo di identificazione biometrica, lasciando un pericoloso vuoto normativo che potrebbe aprire la strada a una sorveglianza biometrica senza regole. Nonostante le richieste di divieto dell’utilizzo del riconoscimento biometrico negli spazi pubblici, la maggioranza parlamentare ha scelto di non disciplinare la materia, consentendo potenzialmente l’estensione della sorveglianza biometrica a luoghi pubblici come stadi, piazze e ospedali.

## Implicazioni per le Professioni e la Pubblica Amministrazione

La legge sull’IA introduce importanti implicazioni per le professioni intellettuali, la pubblica amministrazione, la giustizia, il diritto d’autore e il diritto penale. In particolare, l’articolo 13 stabilisce che l’uso dell’IA nelle professioni intellettuali deve essere limitato a funzioni strumentali e di supporto, con il pensiero critico umano che deve rimanere predominante. I professionisti hanno l’obbligo di informare i clienti sull’uso di sistemi di IA, introducendo un nuovo dovere deontologico di trasparenza.

Nella pubblica amministrazione, l’IA può essere impiegata per aumentare l’efficienza e la qualità dei servizi, ma devono essere sempre garantite conoscibilità, tracciabilità e trasparenza. Anche in questo caso, il ruolo dell’IA è limitato a funzioni strumentali e di supporto, con le decisioni che rimangono in capo ai funzionari responsabili.

Nel settore giudiziario, la legge esclude la giustizia predittiva e riserva ai magistrati le decisioni sull’interpretazione della legge, la valutazione dei fatti e l’adozione di provvedimenti. Ciononostante, i sistemi di intelligenza artificiale possono essere impiegati per la gestione dei servizi, l’ottimizzazione delle procedure giudiziarie e le attività ausiliarie di carattere amministrativo.

## Verso un Futuro Equilibrato: Riflessioni e Prospettive

La legge italiana sull’IA rappresenta un passo importante verso la regolamentazione di questa tecnologia, ma è fondamentale affrontare le criticità e le preoccupazioni sollevate per garantire un futuro in cui l’IA sia utilizzata in modo responsabile ed etico. La necessità di un’autorità indipendente, di un meccanismo di ricorso effettivo e di una regolamentazione chiara sull’identificazione biometrica sono elementi cruciali per proteggere i diritti fondamentali e promuovere la fiducia dei cittadini.
È di primaria importanza che l’esecutivo emani decreti legislativi per allineare l’ordinamento italiano con l’AI Act e per disciplinare l’impiego dei dati e degli algoritmi finalizzati all’addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale. Inoltre, è necessario investire in progetti di ricerca e sperimentazione sull’IA, sostenendo le PMI e le imprese innovative attive in questo settore.

Solo attraverso un approccio equilibrato e inclusivo sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’IA, garantendo al contempo la tutela dei diritti fondamentali e la promozione di un futuro in cui la tecnologia sia al servizio dell’umanità.

## Intelligenza Artificiale e Responsabilità: Un Equilibrio Delicato

La legge italiana sull’intelligenza artificiale solleva questioni cruciali riguardo alla responsabilità nell’era dell’automazione. Un concetto fondamentale in questo contesto è quello di explainable AI (XAI), ovvero l’intelligenza artificiale spiegabile. L’XAI si concentra sullo sviluppo di modelli di IA che siano trasparenti e comprensibili, in modo da poter spiegare il ragionamento dietro le loro decisioni. Questo è particolarmente importante in settori come la sanità e la giustizia, dove le decisioni automatizzate possono avere un impatto significativo sulla vita delle persone.

Un concetto più avanzato è quello di adversarial robustness*, ovvero la capacità di un modello di IA di resistere ad attacchi intenzionali. Gli attacchi avversari consistono nell’alterare leggermente i dati di input per indurre il modello a commettere errori. Questo è un problema serio, soprattutto in applicazioni critiche come la guida autonoma, dove un attacco avversario potrebbe causare un incidente.

La legge italiana sull’IA, pur con le sue lacune, rappresenta un tentativo di affrontare queste sfide e di promuovere un utilizzo responsabile dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, è fondamentale che la discussione sull’IA non si limiti agli aspetti tecnici e legali, ma che coinvolga anche considerazioni etiche e sociali. Dobbiamo chiederci: quali sono i valori che vogliamo proteggere nell’era dell’automazione? Come possiamo garantire che l’IA sia utilizzata per il bene comune e non per ampliare le disuguaglianze? Queste sono domande complesse che richiedono un dibattito aperto e inclusivo, in cui tutti i cittadini siano chiamati a partecipare.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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