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- 46 aziende chiedono 2 anni di rinvio per l'entrata in vigore.
- Codice di condotta AI: operativo dal 2 agosto 2025.
- 400+ esperti discutono l'integrazione AI+ nelle telecomunicazioni.
Un freno all’innovazione o una garanzia per il futuro?
La questione intricata dell’AI Act sta alimentando un dibattito vivace nel settore tecnologico europeo. Mentre l’intelligenza artificiale continua a diffondersi in ogni sfaccettatura della nostra esistenza, dalla cura della salute all’automazione, l’esigenza di una regolamentazione chiara ed efficace diventa sempre più pressante. Tuttavia, le modalità e i tempi di attuazione dell’AI Act stanno generando forti apprensioni tra le imprese, che paventano un effetto avverso sull’innovazione e sulla competitività.
Quarantasei realtà di spicco, tra cui figure di rilievo come Airbus e ASML, hanno rivolto un appello alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sollecitando un differimento di almeno due anni dell’entrata in vigore dell’AI Act. La loro istanza non scaturisce da un rifiuto della regolamentazione in sé, bensì dalla convinzione che l’attuale assetto normativo sia eccessivamente fumoso e incerto, con il rischio di frenare lo sviluppo tecnologico e disincentivare gli investimenti nel continente europeo.

Una criticità significativa emerge dal ritardo nella pubblicazione del Codice di condotta sull’IA, un documento fondamentale per fornire alle imprese orientamenti pratici per affrontare le sfide della conformità. Le aziende si ritrovano così in una situazione di incertezza, rendendo difficile la pianificazione e l’adeguamento alle nuove normative. Le imprese suggeriscono un approccio normativo più favorevole all’innovazione, proponendo di sospendere il nuovo AI Act per due anni per concedere al mercato il tempo necessario per un adeguamento ordinato.
Il Codice di buone pratiche: una guida per l’implementazione dell’AI Act
Nonostante le richieste di rinvio, la Commissione Europea sembra determinata a mantenere la tabella di marcia. La presentazione del Codice di buone pratiche relativo ai modelli di intelligenza artificiale di uso generale (GPAI), quali GPT-4 di OpenAI e Gemini di Google, è prevista per il 10 luglio. Questo codice ha il compito di specificare le disposizioni dell’AI Act che diventeranno operative a partire dal 2 agosto 2025 per i fornitori di modelli GPAI, con particolare attenzione a quelli che presentano rischi sistemici.
La precedente stesura del codice aveva sollevato le proteste degli addetti ai lavori, i quali ritenevano fosse eccessivamente sbilanciata a favore delle grandi aziende tecnologiche. Tuttavia, fonti parlamentari segnalano un miglioramento del Codice in via di finalizzazione, soprattutto in relazione alla valutazione e alla mitigazione dei rischi per i diritti.
Il Comitato europeo per l’IA sta discutendo le tempistiche di attuazione del codice, valutando la possibilità di completare la valutazione entro la fine del 2025. Questa tempistica supererebbe le scadenze stabilite dall’AI Act per l’attuazione, previste per il 2026 per i nuovi modelli e il 2027 per quelli già esistenti. Le aziende che non aderiranno al codice di buone pratiche dovranno comunque rispettare le scadenze dell’AI Act, ma non beneficeranno della certezza giuridica offerta dal codice.
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L’AI+ e la sfida globale: la Cina in prima linea
Mentre l’Europa si confronta con le sfide normative, la Cina sta accelerando lo sviluppo dell’AI+, un concetto che racchiude l’integrazione dell’intelligenza artificiale con altre tecnologie avanzate, come il 5G, l’Internet of Things (IoT) e le reti intelligenti. China Mobile, una delle principali compagnie di telecomunicazioni a livello mondiale, sta incoraggiando la collaborazione internazionale tramite il suo programma Hand-in-Hand, con l’obiettivo di promuovere l’adozione e l’integrazione globale dell’AI+.
Durante la Hand-in-Hand Executive Conference al MWC Shanghai 2025, China Mobile ha sottolineato l’importanza dell’AI+ nel futuro delle telecomunicazioni. L’evento ha riunito oltre 400 esperti e leader del settore per esaminare come l’intelligenza artificiale possa ottimizzare le reti globali, migliorando la qualità del servizio e l’efficienza operativa.
L’AI+ sta trasformando il settore delle telecomunicazioni, consentendo lo sviluppo di soluzioni IoT avanzate e la creazione di nuovi modelli di business. L’unione di AI, 5G, IoT e infrastrutture intelligenti rappresenta la chiave per aprire nuove prospettive di crescita e trasformazione digitale.
Equilibrio tra regolamentazione e innovazione: la chiave per il futuro dell’AI in Europa
La questione dell’AI Act solleva un interrogativo fondamentale: come bilanciare la necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale per proteggere i diritti dei cittadini con l’esigenza di promuovere l’innovazione e la competitività delle imprese europee? La risposta a questa domanda determinerà il futuro dell’AI in Europa.
Le preoccupazioni espresse dalle aziende europee sono legittime e meritano di essere prese in considerazione. Un quadro normativo troppo rigido e incerto potrebbe ostacolare l’innovazione e favorire la fuga di cervelli e investimenti verso altre regioni del mondo. D’altra parte, una regolamentazione insufficiente potrebbe comportare rischi per la sicurezza e i diritti fondamentali dei cittadini.
La sfida per l’Europa è trovare un equilibrio tra questi due estremi, creando un ambiente normativo che sia al tempo stesso protettivo e stimolante. Questo richiede un dialogo aperto e costruttivo tra le istituzioni europee, le imprese e la società civile, al fine di definire regole chiare, flessibili e adattabili alle rapide evoluzioni tecnologiche. Solo in questo modo l’Europa potrà sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale e rimanere competitiva nel panorama globale.
Navigare le acque dell’AI: un imperativo per il futuro
Amici lettori, addentriamoci un po’ nel cuore pulsante dell’intelligenza artificiale. Avete mai sentito parlare di machine learning? È un po’ come insegnare a un bambino: invece di dirgli esattamente cosa fare, gli mostriamo tanti esempi e lo lasciamo imparare da solo. Questo è il principio alla base di molti sistemi di AI che usiamo ogni giorno, dai filtri antispam alle raccomandazioni di Netflix.
Ma c’è di più. Esiste anche il reinforcement learning, un approccio più sofisticato in cui l’AI impara attraverso tentativi ed errori, ricevendo una “ricompensa” quando fa la cosa giusta. Immaginate un cane che impara a fare un trick: ogni volta che lo esegue correttamente, riceve un biscotto. Allo stesso modo, un’AI può imparare a giocare a scacchi o a guidare un’auto simulata, ottimizzando le sue azioni per massimizzare la sua “ricompensa”.
Questi concetti, apparentemente complessi, sono in realtà alla base di una rivoluzione che sta cambiando il mondo. E l’AI Act, con tutte le sue sfide e incertezze, è un tentativo di governare questa rivoluzione, di assicurare che il progresso tecnologico vada di pari passo con il benessere della società. Un compito arduo, certo, ma non impossibile. E voi, cosa ne pensate? Siete pronti a navigare in queste acque inesplorate?
*Ecco le frasi rielaborate e incorporate nel testo:
L’incontro ha visto la partecipazione di oltre quattrocento personalità, tra esperti e dirigenti del settore, con lo scopo di analizzare come l’IA possa rendere più efficienti le reti mondiali, elevando la qualità dei servizi e l’efficacia operativa.
La sinergia tra AI, 5G, IoT e infrastrutture intelligenti è fondamentale per creare nuove opportunità di sviluppo e per guidare una trasformazione digitale.*
- Pagina ufficiale della Commissione Europea sulla legge sull'IA.
- Pagina ufficiale della Commissione Europea sull'AI Act, quadro normativo.
- Pagina ufficiale del Codice di buone pratiche dell'IA per finalità generali.
- Approfondimento della strategia europea sull'intelligenza artificiale e il piano d'azione.
- Pagina ufficiale del Parlamento Europeo sull'AI Act e la sua regolamentazione.
- Pagina ufficiale del Consiglio per l'IA, organismo chiave per l'attuazione dell'AI Act.








