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- Le mafie usano l'IA per coprire carichi illeciti e ottimizzare spostamenti.
- Camorra compra 2.000 chili di cocaina facilmente nel dark web.
- Mafie usano TikTok per propaganda e attrarre nuovi affiliati.
Le organizzazioni criminali, sempre attente alle evoluzioni tecnologiche, stanno rivolgendo il loro interesse verso l’intelligenza artificiale. Questo allarme è stato lanciato dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, durante il “We Make Future” a Bologna, un evento dedicato all’innovazione tecnologica. La notizia desta particolare preoccupazione perché evidenzia come le mafie stiano cercando di sfruttare le potenzialità dell’IA per affinare le loro strategie e incrementare i loro profitti illeciti.
L’Intelligenza Artificiale come strumento di copertura e mobilità
Secondo Gratteri, le mafie stanno studiando l’IA per migliorare le coperture dei carichi illeciti e per ottimizzare gli spostamenti a livello globale. Questo significa che l’IA potrebbe essere utilizzata per analizzare dati complessi, prevedere i controlli delle forze dell’ordine e identificare le rotte più sicure per il traffico di droga, armi o esseri umani. L’utilizzo dell’IA in questo contesto rappresenta un salto di qualità per le organizzazioni criminali, che potrebbero così eludere più facilmente i controlli e operare con maggiore efficacia.

Il Dark Web e la Camorra: un connubio pericoloso
Gratteri ha inoltre sottolineato la presenza radicata della camorra nel dark web, un ambiente virtuale dove è possibile acquistare illegalmente beni e servizi di ogni tipo. Secondo il procuratore, la camorra è in grado di comprare 2.000 chili di cocaina semplicemente utilizzando uno smartphone e un software specifico. Questa affermazione evidenzia la facilità con cui le organizzazioni criminali possono operare nel dark web, sfruttando l’anonimato e la difficoltà di tracciamento delle transazioni. La capacità di commissionare omicidi, acquistare corpi umani o milioni di bitcoin nel dark web rappresenta una sfida enorme per le forze dell’ordine, che devono confrontarsi con un “mostro” in continua evoluzione.
TikTok e la propaganda mafiosa: un’azienda criminale
Le mafie, come vere e proprie aziende, utilizzano i social media per farsi pubblicità e attrarre nuovi affiliati. Gratteri ha ricordato come i cartelli messicani siano stati i primi a utilizzare Facebook per mostrare la loro ricchezza e potenza, inviando al contempo messaggi di morte ai rivali. In Italia, la camorra ha seguito lo stesso modello, per poi spostarsi su TikTok, il social network più popolare tra i giovani. Le mafie sanno che i giovani rappresentano una fascia sociale con un elevato potere di spesa, e quindi li considerano un target ideale per la loro propaganda. La presenza delle mafie su TikTok è un fenomeno preoccupante, perché normalizza la criminalità e la rende attraente agli occhi dei più giovani.
Intelligenza Artificiale: Un’arma a doppio taglio
L’intervento di Gratteri solleva interrogativi cruciali sul futuro della lotta alla criminalità organizzata. Se da un lato l’IA può essere utilizzata dalle forze dell’ordine per analizzare dati, prevedere crimini e identificare i responsabili, dall’altro le mafie possono sfruttare le stesse tecnologie per eludere i controlli, nascondere le loro attività e reclutare nuovi membri. La sfida è quindi quella di sviluppare strategie innovative e strumenti tecnologici avanzati per contrastare la criminalità organizzata, senza però compromettere i diritti fondamentali dei cittadini.
Verso un futuro incerto: riflessioni conclusive
La trasformazione digitale della criminalità organizzata, come evidenziato dalle parole di Gratteri, ci pone di fronte a scenari inquietanti. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte delle mafie non è solo una questione di efficienza operativa, ma rappresenta un cambiamento profondo nel modo in cui queste organizzazioni concepiscono e realizzano i loro affari illeciti. La capacità di analizzare dati complessi, prevedere comportamenti e automatizzare processi decisionali conferisce alle mafie un vantaggio strategico senza precedenti, rendendo più difficile il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura.
Per comprendere meglio la portata di questa sfida, è utile richiamare alcuni concetti fondamentali dell’intelligenza artificiale. L’IA, nella sua essenza, è la capacità di una macchina di imitare le funzioni cognitive umane, come l’apprendimento, il ragionamento e la risoluzione di problemi. Le mafie possono utilizzare l’IA per analizzare grandi quantità di dati provenienti da diverse fonti, come i social media, i registri pubblici e le banche dati finanziarie, per identificare opportunità di business, individuare potenziali vittime o reclutare nuovi affiliati.
Un concetto più avanzato, applicabile a questo contesto, è quello del “machine learning”, ovvero la capacità di una macchina di apprendere dai dati senza essere esplicitamente programmata. Le mafie possono utilizzare algoritmi di machine learning per addestrare sistemi di IA a riconoscere modelli di comportamento sospetti, prevedere i movimenti delle forze dell’ordine o identificare le vulnerabilità nei sistemi di sicurezza.
Di fronte a questa evoluzione tecnologica, è fondamentale che la società civile, le istituzioni e le forze dell’ordine si impegnino a sviluppare una cultura della legalità e della trasparenza, promuovendo l’educazione digitale e sensibilizzando i cittadini sui rischi e le opportunità dell’intelligenza artificiale. Solo così potremo contrastare efficacemente la criminalità organizzata e costruire un futuro più sicuro e giusto per tutti.
Amici lettori, riflettiamo insieme: se l’IA è uno strumento, come un coltello, il suo utilizzo dipende da chi lo impugna. Nelle mani di uno chef, crea prelibatezze; in quelle di un criminale, può diventare un’arma. La nostra responsabilità è assicurarci che l’IA sia utilizzata per il bene comune, proteggendo i più vulnerabili e promuovendo la giustizia.