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Intelligenza artificiale, la nuova legge italiana: cosa cambia per professionisti e aziende

Analizziamo la Legge n. 132/2025 sull'IA: dai nuovi obblighi informativi alle tutele per i lavoratori, ecco come l'Italia si adegua all'AI Act europeo.
  • L'8 ottobre 2025, l'Italia adotta una legge completa sull'IA.
  • Creazione di un Osservatorio sull'IA all'interno del Ministero del Lavoro.
  • L'articolo 13 limita l'IA nelle professioni intellettuali ad attività strumentali.
  • Le aziende devono informare i dipendenti sull'uso dei sistemi di IA.
  • Promossa l'AI literacy per una consapevolezza critica dei dipendenti.

La legge italiana sull’intelligenza artificiale

Il 8 ottobre 2025 segna una rivoluzione nel panorama giuridico e tecnologico italiano. Con l’applicazione della Legge n. 132 datata 23 settembre 2025, diffusa attraverso la Gazzetta Ufficiale, il Paese si dota di uno schema legislativo esaustivo riguardante l’intelligenza artificiale (IA), allineandosi con il Regolamento (UE) 2024/1689 conosciuto come AI Act. Si tratta di molto più che una mera adesione alle normative europee: questa legge mette in evidenza il proposito di dirigere lo sviluppo tecnologico mediante un modello centrato sulla persona, mettendo al centro gli individui e tutelando i loro diritti essenziali.

L’intento normativo consiste nel favorire un impiego appropriato, trasparente e responsabilizzato dell’IA con particolare riguardo verso il settore lavorativo e le professioni intellettuali. Obiettivo cardine è quello di amplificare i benefici apportati dall’IA mentre si contrasta al contempo ogni potenziale rischio per dipendenti e cittadini comuni. A tale scopo assoluto vi è anche da garantire che tali tecnologie siano usate primariamente per elevare gli standard occupazionali. Ciò include non solo salvaguardare l’integrità psichica dei lavoratori ma anche potenziare l’efficienza operativa senza tuttavia diminuire il rispetto per principi fondamentali quali dignità umana o riservatezza personale.

In questa nuova legislazione si delineano un insieme significativo di misure pratiche destinate a realizzare gli scopi prefissati, compresa la creazione di un Osservatorio sull’adozione dei sistemi d’IA, istituito all’interno del Ministero del Lavoro. Inoltre, vengono formulate strategie atte a vigilare sull’impatto che l’intelligenza artificiale esercita sul mercato lavorativo e a favorire programmi formativi. Un’altra questione cruciale riguarda le restrizioni applicate all’utilizzo dell’IA nelle professioni intellettuali; queste sono limitate alle sole attività strumentali e supportive, così da preservare una predominanza nel ragionamento critico umano.

Professioni intellettuali e IA: un equilibrio tra innovazione e tutela

La Legge n. 132/2025 esplicita nel suo articolo 13 principi fondamentali riguardanti le professioni intellettuali, incluse quelle dei commercialisti, avvocati, notai e consulenti lavorativi. Si precisa che gli strumenti dell’intelligenza artificiale (IA) possono essere adottati esclusivamente in contesti strumentali o a supporto delle attività quotidiane; questo assicura comunque una supremazia costante dell’ingegno umano nelle pratiche lavorative implicate. L’IA trova dunque applicazione nell’accelerazione delle operazioni più meccaniche—quali calcoli complessi o analisi approfondite—mentre resta insostituibile il discernimento umano.

Inoltre, l’obbligo comunicativo introdotto dall’articolo suddetto richiede ai professionisti di fornire ai propri clienti informazioni chiare riguardo all’impiego della tecnologia IA nei servizi prestati. Tale comunicazione deve risultare non solo trasparente ma anche esaustiva: in pratica significa delineare dettagliatamente se si utilizza oppure no un sistema d’IA già collaudato, specificando quale tipologia sia coinvolta con adeguate garanzie sulla sicurezza dei dati forniti dai clienti; è fondamentale confermare che ogni risultato generato automaticamente dovrà sottostare a controlli accurati da parte dell’uomo.

L’imposizione di tale dovere di trasparenza si configura come una possibilità proficua per i professionisti nel solidificare il legame fiduciario con la clientela, evidenziando un orientamento responsabile e attento nell’impiego delle innovazioni tecnologiche. Nonostante ciò, emergono problematiche riguardanti l’applicazione della legge stessa, in particolare relative all’omogeneità delle informazioni fornite e alla necessaria distinzione fra le attività strumentali e quelle che influenzano il nucleo centrale della prestazione professionale.

TOREPLACE = “Iconic image inspired by naturalistic and impressionistic art, palette of warm and desaturated colors. Depict a stylized human brain representing intellectual work, partially intertwined with a network of glowing nodes symbolizing artificial intelligence. A legal gavel rests gently on the brain, signifying the regulation and ethical considerations surrounding AI in professional fields. The composition should be simple, unified, and easily understandable, avoiding any text.”

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  • 👍 Ottima legge, finalmente un quadro normativo chiaro per l'IA......
  • 👎 Troppe restrizioni, l'innovazione italiana rischia di frenare......
  • 🤔 IA e professioni intellettuali: davvero l'uomo resterà al centro...?...

Implicazioni per le aziende: obblighi informativi e tutele per i lavoratori

La normativa conosciuta come Disegno di Legge (DDL) riguardante l’IA ha ricevuto approvazione in data 17 settembre 2025 ed enfatizza fortemente tematiche essenziali come la safety, il controllo sistematico delle tecnologie emergenti e la salvaguardia dei diritti lavorativi. Adeguandosi alle direttive europee vigenti, tale provvedimento si propone di garantire un impiego rispettoso ed eticamente valido degli algoritmi, ponendo in risalto che deve essere sempre l’essere umano al centro del processo decisionale tecnologico.

Ciascuna impresa intenzionata a implementare soluzioni intelligenti deve aderire rigorosamente a fondamentali criteri operativi: questi includono per esempio il divieto assoluto di pratiche discriminatorie; devono essere preservati i diritti inviolabili individuali oltre alla dignità umana stessa. Non meno rilevanti sono gli imperativi legati alla sicurezza stessa dell’operatività aziendale così come quelli relativi alla sua affidabilità; in tal senso emerge altresì un’apposita esigenza per quanto concerne la trasparenza nelle procedure attuate da parte delle aziende stesse. Tra i vari doveri addizionali vi è quello d’informare adeguatamente tutto il personale interessato circa i sistemi d’IA utilizzati oltre a informarne anche le rispettive rappresentanze sindacali; ulteriormente indispensabile è considerata l’integrazione della policy sulla privacy afferente ai dati stessi conformemente a un registro debitamente aggiornato rispetto ai trattamenti associati.

Anche lo sviluppo della conoscenza riguardo all’intelligenza artificiale, o meglio nota come ‘AI literacy’, all’interno del contesto aziendale riveste una notevole importanza.

L’alfabetizzazione sull’intelligenza artificiale non deve semplicemente concentrarsi sulla trasmissione delle conoscenze tecniche inerenti al funzionamento dei sistemi implementati. Essa deve invece garantire una formazione orientata verso la consapevolezza critica, equipaggiando i dipendenti con una comprensione approfondita delle problematiche legate all’impiego dell’IA, delle normative atte alla protezione degli individui e degli strumenti praticabili che questi hanno per tutelare i loro diritti.

Il rischio che il datore di lavoro non ottemperi agli obblighi formativi relativi all’intelligenza artificiale è significativo. Tale negligenza può comportare ripercussioni negative sulla gestione dei rapporti lavorativi e dar luogo a conseguenze dannose per lo stesso datore. Quest’ultimo potrebbe essere indotto a intraprendere azioni punitive nei confronti del personale utilizzando come pretesto le potenzialità offerte dai sistemi intelligenti.

Verso un futuro consapevole: riflessioni conclusive sull’IA in Italia

La Legge n. 132/2025 rappresenta una pietra miliare nella disciplina normativa riguardante l’intelligenza artificiale nel territorio italiano. Tuttavia, è fondamentale comprendere come essa costituisca solamente il primo passo di un processo ben più complesso che necessita della partecipazione attiva delle varie entità coinvolte: dai legislatori ai specialisti del settore, dalle imprese al pubblico.

Il fine ultimo consiste nel realizzare uno spazio operativo dove l’IA venga impiegata con criteri sostenibili e responsabili, mirando a beneficiare globalmente la comunità sociale. Questa ambizione impone quindi una riflessione costante sulle diverse dimensioni etiche, sociali ed economiche legate all’introduzione dell’IA, unitamente a uno sforzo volto a promuovere competenze adeguate nel campo digitale tra la popolazione.

All’interno di questa cornice diviene imprescindibile per i professionisti, insieme alle aziende, approntarsi a rispondere adeguatamente tanto agli imperativi normativi quanto alle nuove opportunità generate dall’intelligenza artificiale mediante strategie mirate e consapevoli. Questo implica non solo adattarsi alle norme emergenti, ma anche instaurare una cultura imprenditoriale caratterizzata da principi quali trasparenza, responsabilità e centralità degli individui.

La Legge n. 132/2025 ci invita a una riflessione profonda riguardo al ruolo cruciale che l’intelligenza artificiale assume all’interno della nostra società contemporanea e alla necessità impellente di orientare la tecnologia verso servizi umani piuttosto che subordinata ad essi.

Cari amici, è tempo di essere sinceri: quando affrontiamo il tema dell’intelligenza artificiale possiamo incorrere nell’illusione della complessità; tuttavia i fondamenti su cui poggia sono piuttosto accessibili. Un concetto cardine da considerare è quello del machine learning: qui parliamo della sorprendente capacità dei sistemi informatici di trarre insegnamenti dai dati disponibili senza necessità di una programmazione dettagliata. Pensate per esempio all’educazione di un bambino nel riconoscimento delle immagini feline: invece d’impartire direttive rigide sulle caratteristiche specifiche da individuare, egli viene esposto ripetutamente a una serie d’immagini ritraenti gatti; tramite questa esposizione progressiva apprende autonomamente come differenziarli correttamente. Questo meccanismo è analogo al funzionamento del machine learning.

Se desideriamo approfondire ulteriormente il discorso sull’apprendimento automatico potremmo addentrarci nelle affascinanti reti neurali profonde, una branca sofisticata del machine learning che trae ispirazione dal modo in cui opera il cervello umano nella sua intricatissima rete sinaptica.

Queste reti sono composte da tanti “neuroni” artificiali collegati tra loro, che elaborano le informazioni in modo complesso e sofisticato. Grazie alle reti neurali profonde, l’IA è in grado di svolgere compiti che fino a pochi anni fa sembravano impossibili, come riconoscere immagini, tradurre lingue o giocare a scacchi.

Ma la domanda che dobbiamo porci è: siamo pronti a questo cambiamento? Siamo pronti a fidarci di macchine che prendono decisioni al posto nostro? Siamo pronti a un mondo in cui il lavoro umano è sempre meno necessario? Queste sono domande difficili, che richiedono una riflessione profonda e un dibattito aperto e onesto. Perché, come diceva un grande filosofo, “la tecnica è potente, ma non è neutra”.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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